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Antibiotico resistenza: cos’è e come comportarsi

L’antibiotico resistenza è un problema di cui siamo consapevoli da molto tempo. Nel 1945 Alexander Fleming, lo scopritore della penicillina, fu insignito del Nobel per la Medicina. Quando gli fu conferito il premio, mise in guardia la comunità scientifica dall’uso improprio degli antibiotici.

Avvertì che il rischio non era solo di renderli inefficaci contro i batteri patogeni, e quindi inutili per debellare le infezioni, ma anche di indurre nei ceppi sopravvissuti una resistenza al trattamento che li avrebbe trasformati in agenti pericolosi, persino letali. A distanza di ottant’anni questa ipotesi si sta verificando a livello planetario, tanto da costituire una vera e propria emergenza mondiale.

Cos’è l’antibiotico resistenza

Si definisce “antibiotico resistenza” il fenomeno per cui un batterio risulta resistente all’attività di un farmaco antimicrobico. Può essere naturale, o acquisita a seguito di precedenti trattamenti antibiotici.

Gli infettivologi ritengono che l’abuso e l’utilizzo inappropriato degli antibiotici abbiano contribuito in maniera determinante alla comparsa di batteri resistenti, in concomitanza con il rallentamento negli ultimi decenni nella individuazione e produzione di nuovi antibiotici.

La resistenza agli antibiotici rappresenta una vera e propria pandemia silente che rischia di diventare la prima causa di morte entro il 2050. 1

Fattori favorenti e misure preventive

La resistenza dei batteri nei confronti degli antibiotici viene favorita soprattutto quando l’antibiotico, una volta prescritto, viene somministrato in modo inappropriato, assumendo dosaggi ridotti o sospendendo precocemente il loro utilizzo. Non meno importante risulta, inoltre, il loro uso errato in caso di infezioni di origine virale che non sono sensibili al trattamento antibiotico, come il raffreddore, l’influenza o il mal di gola. Inoltre, l’utilizzo di antibiotici nella cura delle piante e in zootecnia rappresenta un ulteriore elemento favorente l’insorgenza dell’antibiotico resistenza nell’uomo.

Per prevenire e ottimizzare la cura con antibiotici contenendo il rischio dell’insorgenza di resistenze nei loro confronti, alcune raccomandazioni 2 sul loro uso corretto:

  1. L’uso dei vaccini, il galateo respiratorio e una corretta igiene delle mani contribuiscono a ridurre le infezioni, quindi le prescrizioni di antibiotici e la resistenza dei batteri agli antibiotici.
  2. Il ricorso alla cura antibiotica deve iniziare dopo la valutazione clinica e il consiglio del medico o dello specialista di fiducia, nel rispetto della prescrizione, del dosaggio, delle modalità di somministrazione e della durata.
  3. Dal momento che l’interruzione del trattamento può consentire ad alcuni ceppi di batteri di sopravvivere e sviluppare una resistenza agli antibiotici, è necessario completare sempre l’intero ciclo di antibiotici, come prescritto dal medico, anche se ci si sente meglio dopo pochi giorni di terapia.
  4. L’automedicazione può far scegliere l’antibiotico sbagliato, usare un dosaggio insufficiente o addirittura usare antibiotici quando non sono necessari. Questo comportamento può aumentare la resistenza dei batteri agli antibiotici.
  5. Non conservare né utilizzare mai gli antibiotici avanzati.
  6. Gli antibiotici non vanno utilizzati come antipiretici o antidolorifici. Essi funzionano solo contro le infezioni batteriche, non contro i virus che sono responsabili di raffreddore, influenza, mal di gola, COVID 19.
  7. La terapia antibiotica elimina i batteri intestinali che producono vitamine, come la vitamina K1 o fillochinone e vitamina K2 o menachinone. Pertanto, dopo aver assunto antibiotici sarebbe opportuno consigliare l’uso di probiotici ed eventuali integratori vitaminici per favorire la reintegrazione del microbiota fisiologico, indipendentemente dalla comparsa di fenomeni collaterali in corso di terapia.
  8. La somministrazione di alcuni nutraceutici può aiutare nel supporto al sistema immunitario.

Antibioticoterapia e microbiota

L’assunzione di antibiotici, soprattutto a largo spettro d’azione, distrugge sia i germi patogeni che sono il loro principale bersaglio sia i microrganismi benefici della flora intestinale. Ciò comporta il venir meno delle numerose e complesse attività del microbiota, con una maggiore predisposizione alla proliferazione di alcuni ceppi di batteri patogeni che in condizioni normali sono già presenti, ma in proporzioni minori e controllate.

L’uso prolungato e ripetuto di antibiotici comporta quindi la crescita di germi mutanti più forti, un indebolimento del sistema difensivo immunitario e una ridotta produzione e assimilazione di nutrienti. Fortunatamente la composizione del microbiota umano sano è estremamente varia e presenta un’eccellente ridondanza funzionale che consiste nella capacità dei microbi di un ecosistema di svolgere gli stessi compiti, in modo che, se una parte della popolazione viene soppressa, le sue funzioni vengono sostituite e compensate da un’altra.

Tuttavia, il ripetuto ricorso agli antibiotici e soprattutto il loro utilizzo inappropriato comporta una progressiva riduzione della varietà dei ceppi benefici e una condizione di disbiosi intestinale che predispone alla recidiva dei processi infettivi.


1 Tang KWK. et al., Antimicrobial Resistance (AMR). Br J Biomed Sci. 2023 Jun 28;80:11387.

2 Dossier AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Antibiotico-resistenza. Novembre 2024.

3 Thomas V. et al., Fecal microbioma analysis: an overview of sample collection methods and sequencing strategies. Future Microbiol. 2015;10(9):1485-504. Nhu NTQ. Et al., The relationship between the microbiome and antimicrobial resistance. Clin Infect Dis. 2023 Dec 5;77(Suppl 6):5479-5486.

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