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Colesterolo elevato e rischio cardiometabolico

Colesterolo elevato e rischio cardiometabolico

Stile di vita, alimentazione e integrazione nutraceutica per il benessere delle arterie

Ognuno di noi ha l’età delle proprie arterie. Uno stile di vita che minimizzi lo stress e lasci il giusto spazio al sonno notturno, un’alimentazione povera di grassi animali, la pratica regolare di attività motoria, il controllo della pressione arteriosa e dei grassi nel sangue, preservano l’integrità e la piena efficienza dell’apparato cardiometabolico. In particolare, alcuni integratori alimentari possono contribuire a mantenere il metabolismo dei grassi, riducendo in tal modo il rischio di disturbi cardiovascolari.

Ipercolesterolemia come fattore di rischio

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali. Tra i fattori di rischio cardiovascolare che possono essere modificati, oltre allo stile di vita sedentario e all’alimentazione non salutare, uno dei principali è rappresentato dall’ipercolesterolemia.

La frazione LDL del colesterolo totale è un fattore di rischio causale e cumulativo sul rischio cardiovascolare. Questo significa che ridurre di poco, ma per molto tempo, la frazione LDL del colesterolo ha un effetto migliore sulla prevenzione del rischio cardiovascolare rispetto a una riduzione più elevata ma per un intervallo di tempo più breve. 1

Quando la concentrazione del colesterolo-LDL nel sangue è elevata, esso si deposita sulla parete delle arterie dove forma delle placche che ostruiscono lentamente i vasi, riducendo il flusso di sangue ai tessuti. Al contrario le HDL formano la frazione di colesterolo che favorisce la rimozione e la pulizia di grassi dalla parete vascolare.

Una volta innescato il meccanismo della placca aterosclerotica, l’ossidazione dei grassi provocata dai radicali liberi altera la superficie interna dei vasi, innescando una reazione infiammatoria con il deposito di piastrine che porta alla formazione di piccoli trombi. Il flusso di sangue viene ulteriormente ridotto e nelle forme più gravi addirittura impedito. 2

Consigli

Si è calcolato che abbassando il colesterolo del 10% sulla popolazione generale, si ridurrebbe del 20-30% l’incidenza di malattie coronariche. Le misure consigliate3 per contribuire a tenere il colesterolo sotto controllo comprendono: 

  1. misurare il colesterolo;
  2. evitare il sovrappeso e l’obesità;
  3. ridurre gli zuccheri;
  4. limitare i grassi animali;
  5. seguire una dieta ricca di fibre;
  6. praticare attività fisica con regolarità;
  7. supportare il metabolismo dei grassi con il consumo di integratori alimentari.

Di seguito, alcune sostanze utili per il controllo del colesterolo.

Monacolina K e Bergamotto

La Monacolina K, presente nel riso rosso fermentato, inibisce l’HMG-CoA reduttasi, l’enzima chiave nella sintesi del colesterolo.4 Il Bergamotto, agrume ricco di flavonoidi, mantiene il fisiologico metabolismo del colesterolo, limita il trasporto del colesterolo nel sangue, manifesta un’azione antiossidante, aumenta la biodisponibilità di Monacolina K. Il Bergamotto in associazione con la Monacolina K ha un’azione sinergica nell’inibire l’HMG-CoA reduttasi e limitare la sintesi epatica del colesterolo. 5

Berberina

La Berberina, alcaloide vegetale, favorisce il metabolismo del colesterolo. Aiuta a mantenere normali i livelli di colesterolo e a regolare la funzionalità dell’apparato cardiovascolare. 6

Coenzima Q10 e Vitamina K2

Il Coenzima Q10, agisce inoltre sui radicali liberi e previene il danno da stress ossidativo. La Vitamina K2 aiuta a ridurre la formazione delle placche aterosclerotiche mobilizzando verso le ossa il calcio circolante. 7

Mix di principi attivi

Le società scientifiche tra cui ESC/EAS, Siaprect e altre raccomandano l’adozione di mix di attivi rispetto a prodotti con un solo componente funzionale, con tre obiettivi:

  • agire attraverso diversi meccanismi d’azione;
  • ottimizzare l’abbassamento dei livelli di colesterolo a opera di ciascun componente;
  • ridurre il dosaggio dei singoli attivi e ridurre di conseguenza gli eventuali eventi avversi degli stessi.

Scelta dei principi attivi, qualità e tecnica farmaceutica sono elementi imprescindibili per avere un’offerta nutraceutica che si traduca in un risultato sul mantenimento dei lipidi plasmatici. 8

Sulla base delle raccomandazioni della comunità scientifica, possiamo concludere dicendo che l’offerta nutraceutica trova un razionale d’uso nei soggetti con dislipidemie lievi e moderate e nei soggetti che, nonostante gli stili di vita corretti, non riescano ad arrivare ai target raccomandati di colesterolo LDL.


1 Jama Cardiolo. Doi: 10.1001/jamacardio.2021.3508 – published online september 22.2021.

2 Ibrahim MA et al., Hypercholesterolemia. 2023 Apr 23. In: StatPearls (Internet). Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2024 Jan.

3 Mach F et al. 2019 ESC/EAS Guidelines for the management of dyslipidaemias: lipid modification to reduce cardiovascular risk. European Heart Journal, Volume 41, Issue 1, 1 January 2020, Pages 111–188.

4 Minamizuka T. et al., Low dose red yeast rice with monacolin K lowers LDL cholesterol and blood pressure in Japanese with mild dyslipidemia: A multicenter, randomized trial. Asia Pac J Clin Nutr. 2021 Sep;30(3):424-435.

5 Giglio RV. Et al., The effect of bergamot on dyslipidemia. Phytomedicine 2016 Oct 15;23(11):1175-81.

6 Bertuccioli A. et al., Berberine and dyslipidemia: different applications and biopharmaceutical formulations without statin-like molecules – A meta-analysis. J Med Food. 2020 Feb 23(2):101-113.

7 Banach M et al. The Role of Nutraceuticals in Statin Intolerant Patients. J Am Coll Cardiol. 2018, Jul 3;72(1):96-118.
Cicero AFG et al. Lipid lowering nutraceuticals in clinical practice: position paper from an International Lipid. Expert Panel Arch Med Sci. 2017. 13, 5: 965–1005.
Liu J et al. Chinese red yeast rice (Monascus purpureus) for primary hyperlipidemia: a meta-analysis of randomized controlled trials. Chinese Medicine. 2006, 1:4.

8 Natale F. et al., Management of hypercholesterolemic subjects at low-to-moderate cardiovascular risk: when the nutraceuticals might be of help for the cardiologist: the MINICAR Study. Cardiologiaambulatoriale.eu 2023, 3: 285-298.

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Microbiota intestinale, benessere personale

Microbiota intestinale, benessere personale

L’importanza di equilibrio e biodiversità del microbiota per la qualità della vita

L’apparato gastrointestinale è colonizzato da microrganismi che vivono in simbiosi, ricavando nutrimento per sé stessi e assicurando numerosi benefici all’organismo ospite. L’insieme di questi microrganismi che rivestono la mucosa intestinale comprende miliardi di batteri, appartenenti a oltre 400 specie diverse in equilibrio tra loro, e forma un vero e proprio organo, definito “microbiota”.

Il microbiota assicura numerose attività vitali:

  • protegge l’intestino dagli agenti esterni;
  • favorisce la digestione degli alimenti;
  • regola la funzione intestinale;
  • produce vitamine essenziali per la salute;
  • elimina scorie e sostanze potenzialmente dannose;
  • mantiene attive le difese del sistema immunitario, contribuendo in maniera determinante al ripristino e al mantenimento dello stato di salute e di benessere generale.

“Microbioma” è invece la parola che indica la totalità dei geni dei nostri microbi. Nell’ultimo decennio, la biologia molecolare ha cominciato a svelare i segreti di questo universo invisibile.1

Per saperne di più, scarica Il microbiota intestinale e il suo linguaggio, il Dizionario del Microbiota di Wellmicro

Eubiosi e disbiosi

Mentre l’eubiosi è la condizione di equilibrio del microbiota intestinale, favorevole allo stato di salute e benessere dell’organismo, la disbiosi è l’alterazione del microbiota fisiologico che viene sostituito da batteri patogeni (actinomiceti, streptomiceti, clostridi, Candida).

La disbiosi presenta 3 caratteristiche:

  1. proliferazione di batteri, virus o funghi patogeni;
  2. perdita della biodiversità;
  3. perdita di batteri benefici.

Si manifesta con disturbi gastrointestinali (alitosi, meteorismo, tensione addominale, alterazione del transito intestinale, intolleranze alimentari) e generali (stanchezza, ipereccitabilità, tensione muscolare, tensione alla testa, problemi dermatologici, disfunzioni urinarie, alterazione della funzione immunitaria, sovrappeso, alterazioni del metabolismo). Può essere corretta mediante opportune modificazioni dello stile di vita, delle abitudini alimentari e con l’assunzione di probiotici.2

Introduzione del Prof. Giovanni Marasco alle strategie per mantenere in equilibrio il microbiota, da prima della nascita fino all’età avanzata

Conoscere il proprio microbiota

L’essere umano e il suo microbiota sono un tutt’uno, pertanto la cura di sé deve tenere in considerazione l’importanza dell’intestino, dove il microbiota costituisce la chiave di volta per la salute e il benessere.

Attualmente è possibile, a partire da un campione fecale, eseguire un’analisi completa e personalizzata della composizione batterica e micotica del microbiota. Conoscere la composizione del proprio microbiota intestinale diventa uno strumento chiave per pianificare un corretto approccio nutrizionale personalizzato, al fine di preservare o migliorare lo stato di salute.

Una maggiore comprensione del microbiota intestinale può guidare verso una dieta mirata e consapevole. Alcuni alimenti, infatti, come i fermentati o quelli ricchi di fibre, favoriscono la crescita di batteri benefici per la salute, mentre una dieta povera di nutrienti essenziali potrebbe favorire lo squilibrio del microbiota.

In caso di disbiosi, inoltre, l’analisi del microbiota contribuisce alla scelta personalizzata di probiotici, per ristabilire l’equilibrio del microbiota intestinale.3


1 Thursby E., Juge N., Introduction to the human gut microbiota. Biochem J. 2017 May 16;474(11)1823-1836.

2 Iebba V. et al., Eubiosis and dysbiosis: the two sides of the microbiota. New Microbiol. 2016 Jan;39(1):1-12.

3 Thomas V. et al., Fecal microbioma analysis: an overview of sample collection methods and sequencing strategies. Future Microbiol. 2015;10(9):1485-504.

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Carenze nutritive: benefici dell’utilizzo di multivitaminici completi

Carenze nutritive: benefici dell’utilizzo di multivitaminici completi

Integrazione alimentare per soddisfare il fabbisogno di vitamine e minerali

Nei Paesi occidentali è in corso un vivace dibattito sulle conseguenze negative per la salute derivanti da abitudini alimentari caratterizzate da un consumo eccessivo di cibi ipercalorici e ultra-processati ma poveri di nutrienti vitali. L’espressione “calorie vuote” riassume il paradosso di un’alimentazione opulenta che nasconde una povertà di ingredienti essenziali per la vita.

In aggiunta, a causa delle coltivazioni intensive e dello sfruttamento del terreno, dell’inquinamento del suolo e dell’uso di pesticidi per la produzione, frutta e verdura non sempre riescono a garantire l’apporto di vitamine e sali minerali che in condizioni normali potrebbero apportare, provocando il mancato raggiungimento dei valori nutrizionali necessari per una sana alimentazione.

Dalla conoscenza dello stretto legame tra stile di vita, alimentazione e salute, è nata la consapevolezza dell’importanza di scegliere alimenti semplici e non trasformati che possano apportare tutti i nutrienti necessari. E, nel caso di carenza o aumentato fabbisogno, della possibilità di reintrodurre sotto forma di integrazione micronutrienti come vitamine e minerali, per assicurare all’organismo energia, tono e vitalità ottimali, in base alle diverse fasi della vita, alla stagione dell’anno, allo stadio di crescita, all’attività esercitata (studio, lavoro), all’esercizio fisico e sportivo, alla presenza di particolari condizioni (gravidanza, allattamento, convalescenza, cambio stagionale, cattive abitudini alimentari) e alle condizioni di stress.

Carenza di micronutrienti

La carenza diffusa di micronutrienti nei Paesi industrializzati è la conseguenza del metodo di coltivazione intensiva e in serra – che porta con sé l’impoverimento del suolo e l’uso intensivo di fertilizzanti – e dell’eccessiva raffinazione. Tutti processi che riducono, talvolta in maniera drammatica, il contenuto in vitamine e minerali dei cibi.

In particolare, è stato rilevato un evidente calo di minerali e vitamine in alimenti di largo consumo. In uno studio condotto nel 2015 è risultato che dal 1985 al 2002 la concentrazione in micronutrienti, come magnesio, calcio, acido folico e vitamina C, ha subito una riduzione significativa che per alcuni alimenti è superiore al 50% 1.

I colori della salute

Per garantire un apporto adeguato di micronutrienti, i nutrizionisti consigliano di preparare e consumare quotidianamente in abbondanza frutta e verdura dei cinque colori principali: rosso, giallo-arancio, verde, blu-viola, bianco. A ciascuno dei colori corrisponde la presenza di particolari sostanze fitochimiche che svolgono un’azione specifica sull’organismo 2.

Rosso
Gli alimenti di colore rosso (anguria, arancia rossa, barbabietola rossa, ciliegia, fragola, pomodoro, rapa rossa), particolarmente ricchi in licopene e flavonoidi, contribuiscono alla protezione cellulare nei confronti dello stress ossidativo e partecipano al metabolismo energetico. 

Giallo-arancio
Il colore giallo-arancio degli alimenti (albicocca, arancia, cachi, carota, limone, mandarino, melone, peperone, pesca, pompelmo, zucca) è dovuto alla presenza di carotenoidi, che insieme alla vitamina A, flavonoidi e vitamina C mantengono le difese immunitarie, supportano tono e vitalità.

Verde
Il colore verde (asparago, basilico, bieta, carciofo, cavolo, cetriolo, cicoria, cime di rapa, indivia, kiwi, lattuga, prezzemolo, rucola, spinaci, zucchina) è dovuto principalmente alla presenza di clorofilla oltre ad acido folico, vitamina C, magnesio e luteina con attività di depurazione e protezione epatica.

Blu-viola
Gli alimenti di colore blu-viola (frutti di bosco, melanzane, prugne, radicchio, uva nera), particolarmente ricchi di antocianine e bioflavonoidi, svolgono attività protettiva sul sistema cardiovascolare. 

Bianco
Gli alimenti di colore bianco (aglio, cavolo bianco, cipolla, finocchio, funghi, mela, pastinaca, pera, porri, sedano), sono generalmente ricchi in vitamina C e fibre. Queste ultime favoriscono il processo digestivo e l’attività intestinale.

Integrazione multivitaminica: energia e vitalità

In caso di carenza o aumentato fabbisogno di vitamine e minerali si può ricorrere all’uso di integratori alimentari. Questo tipo di integrazione può risultare utile per evitare carenze, per sostenere situazioni di stress o affaticamento, convalescenza, studio intenso o lavoro particolarmente impegnativo, oltre che nelle situazioni di inappetenza da cause diverse.

In commercio sono disponibili integratori alimentari specifici formulati per fornire il 100% del fabbisogno giornaliero di vitamine e minerali (VNR = Valori Nutritivi di Riferimento) in una sola somministrazione. Particolare interesse rivestono succhi di verdura lattofermentati ed estratti a freddo. I succhi da verdure lattofermentate sono alimenti che, attraverso processi di fermentazione spontanea a opera di microrganismi, si arricchiscono di sostanze utili per il nostro intestino e per il benessere generale.3


1 Pem D., Jeewon R., Fruit and Vegetable Intake: Benefits and Progress of Nutrition Education Intervention-Narrative Review Article. Iran J Public Health. Vol.44, No.10, Oct 2015, pp.1309-1321.

2 Formenti A., Mazzi C., Dieta e salute con gli alimenti vegetali. Tecniche Nuove, 2012. Brigo B., Vitamine e minerali. Tecniche Nuove, 2015.

3 Tan X. et al., 2024; Castellone V. et al., 2021

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Human Longevity Program: come rallentare e invertire l’invecchiamento

Human Longevity Program: come rallentare e invertire l’invecchiamento

L’invecchiamento in salute è una sfida globale, si pensi che nel 2050 in Italia, la quota di ultra 65enni raggiungerà il 35,9% della popolazione totale. Uno degli obiettivi della medicina moderna è identificare risposte per raggiungere il traguardo di regalare anni di salute alla popolazione che invecchia. Grazie alla ricerca scientifica esistono già molte risposte per aiutarci a invecchiare in salute. Per capire meglio come affrontare il percorso di vita finalizzato a una longevità sana e quali siano i programmi di ricerca dedicati al tema abbiamo parlato con il Professor Ennio Tasciotti, Direttore dello Human Longevity Program presso l’IRCCS San Raffaele di Roma e Ordinario di Scienze e Tecnologie Mediche Applicate presso l’Università San Raffaele di Roma.

Professor Tasciotti, in cosa consiste lo “Human Longevity Program”?

“Dopo 15 anni di ricerca negli Stati Uniti in nanomedicina e medicina rigenerativa, ho deciso di applicare quello che ho imparato su tecnologie biomedicali di frontiera alla sfida contro l’invecchiamento. Lo Human Longevity Program integra i recenti progressi tecnologici, scientifici e clinici per sviluppare diagnostica molecolare avanzata (genomica, biochimica, microbioma), nuove terapie personalizzate (anti-infiammatorie e di biohacking), e rivoluzionari approcci preventivi (medicina digitale e tecnologie assistive per l’invecchiamento attivo). L’obiettivo è garantire la massima efficienza metabolica all’organismo, al fine non solo di rallentare l’invecchiamento biologico, ma anche di invertirne la direzione. L’IRCCS San Raffaele di Roma, designato dal Ministero della Salute come centro di eccellenza per la gestione delle polimorbidità, delle malattie croniche e delle patologie neurodegenerative a lungo decorso è l’istituzione che ospita il programma. La nostra ambizione è migliorare le condizioni di prevenzione, diagnosi e cura dei pazienti, per diminuire l’impatto dei sintomi della malattia sulla funzionalità dell’individuo e massimizzarne il decorso clinico.”

Come si struttura questo programma?

“Il programma ha una struttura molto articolata e rappresentativa delle necessarie specialità mediche e discipline scientifiche, ma fondamentalmente si basa su tre pilastri centrali.

  1. Nutrizione e Nutraceutica: la dieta è fondamentale per la salute e deve essere adattata alle esigenze individuali del paziente. Per diverse ragioni, tra cui l’impoverimento dal punto di vista nutrizionale degli alimenti, l’alimentazione selettiva o altro può essere che la dieta non sia sufficiente e il ricorso alla nutraceutica diventi sempre più importante.
  2. Non tutti hanno lo stesso metabolismo, quindi è essenziale costruire una dieta e una supplementazione personalizzata. In alcuni casi, è importante intervenire con la nutraceutica e l’integrazione di nutrienti non facilmente ottenibili tramite il cibo. La personalizzazione della dieta e l’integrazione mirata possono migliorare significativamente la salute e rallentare l’invecchiamento.
  3. Attività Fisica: il corpo umano è fatto per muoversi. L’attività fisica permette di bruciare calorie, mantenere l’equilibrio tra massa magra e massa grassa, e attivare il sistema linfatico, che elimina le tossine. Inoltre, l’esercizio fisico stimola il metabolismo muscolare, che produce citochine e messaggeri molecolari con effetti positivi su organi e funzioni corporee, promuovendo la riparazione tissutale.
  4. Funzionalità Cognitival’attività cerebrale è cruciale per tutte le funzioni corporee, in tutto il percorso di vita. Disturbi emotivi come stress, ansia e paure possono avere un impatto negativo sulla longevità. La parte cognitiva è particolarmente importante per pazienti con malattie neurodegenerative a decorso lento. Intervenire precocemente può modificare il decorso di queste malattie, che altrimenti progredirebbero inevitabilmente.

    Implementando questi quattro pilastri, il programma mira a mantenere un’alta efficienza metabolica, permettendo all’organismo di riparare i danni e contrastare i processi degenerativi legati all’invecchiamento.

    Quando è importante il contributo di aziende private per incentivare la ricerca e promuovere awareness sul tema longevità? Ci parli del progetto Wellongevity di Named Group e del suo board scientifico

    L’approccio alla longevità e alle pratiche antiinvecchiamento è intrinsecamente multidisciplinare. ONU e OMS hanno chiaramente chiesto il contributo della comunità scientifica, delle istituzioni e dei privati per arrivare all’obiettivo di una longevità in salute e sostenibile. Per affrontare il problema in modo completo, è essenziale riunire diversi esperti scientifici e clinici. Per questo Named Group ha riunito me e diversi altri importanti esperti del tema longevità. Il progetto si fonda sullo studio di alcuni degli ambiti fondamentali sui quali agire per sostenere prevenzione e correttivi mirati anche in un’ottica di sostenibilità futura del Sistema Sanitario Nazionale.

    1. Mantenere in equilibrio il microbiota intestinale;
    2. Evitare e ridurre precocemente il rischio di malattie cardiovascolari;
    3. Gestire al meglio il dolore cronico;
    4. Ridurre il grasso viscerale e combattere l’obesità;
    5. Gestire attentamente le fasi ormonali della vita riproduttiva e la menopausa;
    6. Rompere il binomio invecchiamento-disabilità;
    7. Promuovere una nutrizione che riduca la fragilità.

    L’obiettivo di Named Group congiuntamente con il board scientifico è disseminare conoscenza e aumentare la consapevolezza verso una medicina preventiva, predittiva, personalizzata e partecipativa, oltre che individuare con rigore scientifico dove la nutraceutica possa dare risposte mirate

    Questo impegno ha portato alla creazione di una pubblicazione scientifica che approfondisce gli aspetti scientifici, le basi molecolari e gli interventi clinici che si possono mettere in pratica per ottenere buoni risultati nel contrastare l’invecchiamento, oltre a eventi educazionali, attività digital e altro. 

    Qui il link https://bit.ly/3yipfbb dove trovare interessanti approfondimenti, oltre alle interviste al board scientifico.

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    Da Salute&Benessere, Numero 49 di Ottobre 2024

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    Menopausa: cosa accade e come comportarsi

    Menopausa: cosa accade e come comportarsi

    Una panoramica sul ruolo degli ormoni femminili e 7 consigli per prevenire eventuali disturbi

    La menopausa è una fase fisiologica nella vita di una donna, caratterizzata da una progressiva riduzione nella produzione di ormoni femminili. Il calo ormonale di estrogeni, progesterone e DHEA può comportare la comparsa di disturbi di varia natura: uro-ginecologici (secchezza vaginale, prurito intimo), vasomotori (vampate di calore, sudorazione, alterazioni della pressione arteriosa), cardiovascolari, osteoarticolari e psichici (sbalzi di umore, apatia, gelosia).1

    Estrogeni, progesterone e DHEA2

    È utile conoscere l’ampiezza delle funzioni svolte dagli ormoni femminili per capire ciò che accade durante la menopausa, quando la quantità di estrogeni, progesterone e DHEA (deidroepiandrosterone) nel corpo della donna tende a diminuire.

    I più importanti effetti degli estrogeni sono la stimolazione di tessuto osseo, l’effetto sulla pressione arteriosa, il mantenimento dello stato di idratazione e di elasticità della pelle, il mantenimento dei normali livelli di colesterolo, l’aumento dell’energia muscolare e la facilitazione della memoria.

    In menopausa il progesterone protegge l’utero, migliora il tono dell’umore, facilita il sonno, riduce lo stato di agitazione e la tensione muscolare, favorisce il controllo del peso, protegge cuore e vasi, migliora il benessere di pelle e mucose, mantiene la struttura ossea

    Il DHEA, ormone prodotto principalmente dalle ghiandole surrenali, viene spesso definito “ormone della giovinezza” perché raggiunge il suo picco intorno ai 25 anni, per poi diminuire progressivamente con l’avanzare dell’età. Il DHEA è il precursore di tutti gli ormoni sessuali e il suo calo in menopausa può influire su vari aspetti del benessere femminile. 

    Inoltre, evidenze scientifiche indicano che il DHEA può migliorare l’umore, l’energia, il senso di benessere, la capacità di tollerare lo stress (perché controbilancia molti degli effetti negativi di un eccesso di cortisolo) e l’aspetto dell’invecchiamento cutaneo.

    Consigli utili per la menopausa

    Alcune misure generali possono favorire il benessere in menopausa 3:

    1. consumare cereali integrali, legumi, soia, pesce;
    2. bere acqua ricca di magnesio;
    3. limitare il consumo di grassi animali e acidi grassi saturi (carni, formaggi), preferire gli acidi grassi polinsaturi (oli vegetali, oli di pesce);
    4. ridurre i carboidrati raffinati (cereali zuccherati, pasta di farina bianca, pane bianco, dolciumi);
    5. ridurre al minimo il consumo di sale, evitando i cibi confezionati con sale aggiunto;
    6. privilegiare alimenti ricchi di fibre, di vitamine e di sali minerali assumendo ogni giorno 5 porzioni di verdura e frutta;
    7. mantenersi attive fisicamente mediante la pratica regolare di esercizi motori.

    Intervento della Prof. Rossella Nappi sul ruolo della nutraceutica e dello stile di vita per la prevenzione dei disturbi da menopausa

    Recenti osservazioni hanno evidenziato una minore incidenza di disturbi vasomotori in menopausa nelle donne orientali, la cui dieta giornaliera è tradizionalmente molto ricca di fitoestrogeni. Pertanto, estratti naturali come Trifoglio rosso, fonte naturale di fitoestrogeni, e Dioscorea Villosa, un vegetale con proprietà Progesterone e DHEA simili, possono accompagnare la donna nel delicato passaggio menopausale, sostenendola dal punto di vista dei disturbi tipici e proteggendola anche dai rischi metabolici e osteoarticolari 4-5.


    1 Peacock K et al., Menopause. 2023 Dec 21. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2024 Jan.

    2 DeMayo FJ et al., Mechanisms of action of estrogen and progesterone. Ann N Y Acad Sci. 2002 Mar;955:48-59; discussion 86-8, 396-406.

    3 Hemachandra C et al., A systematic review and critical appraisal of menopause guidelines. BMJ Sex Reprod Health. 2024 Apr 11;50(2):122-138.

    4 Chen MN et al., Efficacy of phytoestrogens for menopausal symptoms: a meta-analysis and systematic review. Climacteric. 2015 Apr;18(2):260-9.

    5 Komesaroff PA et al., Effects of wild yam extract on menopausal symptoms, lipid and sex hormones in healthy menopausal women. Climacteric. 2001 Jun;4(2):144-50.

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    Ritrovare il sonno ristoratore

    Ritrovare il sonno ristoratore

    Conoscere cause e conseguenze dei disturbi del sonno per sapere come gestirli

    Una buona qualità del sonno è essenziale per lo stato di salute. L’importante è risvegliarsi al mattino in piena forma. Un buon sonno, infatti, si giudica dal risveglio e non in base alla sua durata.

    Il ritmo del sonno

    Il ritmo del sonno è regolato da un gruppo di cellule nervose localizzate nell’ipotalamo, struttura nervosa posta nella parte anteriore del cervello. Tali cellule sono influenzate dagli stimoli di luce e buio provenienti dalla retina e dal livello della melatonina, sostanza prodotta durante la notte a partire dalla serotonina. 

    La propensione a dormire non dipende unicamente dal rapporto luce-buio. Importante appare essere anche la diminuzione della temperatura nell’indurre il sonno. Per tale ragione tendiamo ad addormentarci verso le ore 22-23 quando la temperatura del corpo scende e ci risvegliamo verso le ore 6-7 quando la temperatura risale.

    Durata del sonno e luce blu

    Una ricerca condotta presso l’Università di San Diego in California ha evidenziato che la quantità ottimale di tempo da dedicare al sonno è di almeno 7 ore, mentre non dovrebbe superare le 9 ore.

    Molteplici sono i fattori che possono disturbare il ritmo sonno-veglia. In particolare, una delle ragioni dell’aumento dei disturbi del sonno è l’onnipresenza della luce blu nel sistema di illuminazione artificiale.

    Le sorgenti luminose dovrebbero essere progettate per minimizzare le conseguenze negative per la nostra salute. Le frequenze blu della luce, infatti, inibiscono la liberazione di melatonina.

    Conseguenze dei disturbi del sonno

    Quando il sonno è insufficiente o disturbato si manifestano fenomeni negativi, come la riduzione delle prestazioni abituali, una minore produttività, minor sintonia con i familiari e i colleghi, ridotti contatti sociali, un rischio più elevato di incidenti stradali, una maggior frequenza di cadute nelle persone anziane.

    Misure generali

    Per favorire un buon ritmo sonno-veglia è opportuno seguire alcuni consigli:

    • Evitare i pasti troppo abbondanti di sera e astenersi dalle sostanze stimolanti o eccitanti (caffè, tè, bibite alla cola, tabacco, farmaci).
    • Controllare se si stanno assumendo farmaci che possono provocare insonnia.
    • Evitare l’esercizio fisico faticoso e le attività mentali impegnative nelle ore prima di coricarsi. Evitare le discussioni troppo vivaci. Evitare la visione di film e le letture troppo stimolanti.
    • Non dormire davanti al televisore prima di andare a letto.
    • Coricarsi con l’intenzione di dormire solo quando si ha sonno e, se non si riesce a addormentarsi, fare qualcosa di distensivo (per esempio ascoltare musica rilassante).
    • Praticare tecniche di rilassamento prima di andare a letto. Farsi una doccia per scaricare l’energia statica accumulata nel corpo.
    • Coricarsi e alzarsi sempre alla stessa ora, sia che la notte sia stata riposante o insonne. Non concedersi sonnellini durante la giornata nell’intento di recuperare il sonno perso di notte, oppure limitarne la durata.

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    Cos’è la fermentazione spontanea?

    Cos’è la fermentazione spontanea?

    Alla scoperta di un delicato processo naturale

    La fermentazione è un processo di cui chiunque ha sentito parlare, ma non tutti sanno che ne esistono diversi tipi. A fare la differenza sono le sostanze prodotte, dalle quali le diverse fermentazioni prendono i loro nomi, e i microrganismi coinvolti.

    Le più diffuse sono la fermentazione lattica e la fermentazione alcolica. Il processo di fermentazione dell’acido lattico, per esempio, è alla base della fermentazione dei latticini e della maggior parte degli alimenti di origine vegetale e animale. Non tutte le fermentazioni di un certo genere sono uguali: in funzione dei microrganismi maggiormente presenti, possiamo ottenere diversi risultati – e quindi diversi sapori.

    La fermentazione spontanea è quella iniziata o indotta in assenza di microrganismi esogeni (es. i cosiddetti starter), affidata invece al microbioma autoctono dell’alimento. Ciò non significa che il processo venga lasciato a sé stesso: è necessario allestire le condizioni ideali per far proliferare, tra i microrganismi già presenti, quelli voluti. I processi metabolici sono guidati e controllati attraverso la creazione di un ambiente selettivo attraverso la modulazione di variabili come temperatura, salinità, presenza di ossigeno, durata e taglio dell’alimento.

    La fermentazione spontanea garantisce negli alimenti sottoposti al processo una grande ricchezza in biodiversità in quanto saranno presenti migliaia di ceppi batterici diversi, mentre nel caso di fermentazione con starter saranno presenti, seppure in grande quantità, solo i pochi ceppi inoculati.

    Nel 2024 è entrata in Named Group LIFe (Laboratorio Italiano Fermentati), azienda italiana pioniera nello studio, nella produzione e nella distribuzione di alimenti vegetali biologici fermentati spontaneamente.

    “In LIFe studiamo l’ecosistema microbico che guida le fermentazioni spontanee, per imparare a generare ingredienti e alimenti funzionali attraverso la gestione di processi che in natura si sono evoluti probabilmente nell’arco di migliaia di anni”, spiega Flavio Sacco, PhD in Biodiversità e Evoluzione, co-fondatore di LIFe e responsabile della Produzione e della R&S.

    “Osserviamo come lavorano i microrganismi in Natura per imparare da essi, piuttosto che costringerli a processi per i quali non sono nati. Il nostro approccio è imparare dagli ecosistemi naturali e non manipolarli.”
    Flavio Sacco

    “In questo modo”, aggiunge Sacco, “abbiamo creato un ponte fra l’ecosistema microbico ambientale e quello umano, il microbiota, attraverso ingredienti e alimenti fermentati, che si arricchiscono naturalmente di composti fondamentali per la nostra salute quotidiana”.

    Per scoprire di più su LIFe, è possibile leggere la scheda dedicata all’azienda sul sito del Gruppo.

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    Depurazione: ritrovare l’equilibrio dopo le vacanze

    Depurazione: ritrovare l’equilibrio dopo le vacanze

    Come tornare in forma dopo gli eccessi dell’estate

    L’estate, soprattutto durante le vacanze, rappresenta un periodo di relax e spensieratezza nel quale è comune concedersi qualche sfizio in più a tavola. È piacevole fare aperitivi o grigliate e consumare bibite zuccherate, birre o gelati; ed è inevitabile adeguarsi alle opzioni disponibili, quando si mangia in ristoranti, chioschi o bar. Inoltre, il caldo e le attività notturne portano a sfasare i ritmi sonno-veglia abituali e a trascurare l’attività fisica. Non si può certo rinunciare a godersi l’estate.

    Cambio stagionale

    Tuttavia, al rientro, molti sottovalutano l’importanza di ripristinare il benessere del nostro organismo. È essenziale prestare attenzione a ciò che mangiamo per recuperare rapidamente la forma fisica e il benessere generale, aiutando il corpo a disintossicarsi dagli eccessi e a ristabilire un equilibrio salutare.

    Proprio all’arrivo dell’autunno, stagione tradizionalmente dedicata alla semina, con l’inizio del nuovo anno scolastico, la ripresa dell’attività lavorativa, con le mutate condizioni atmosferiche e la diminuzione delle ore di luce naturale, diventa importante preparare l’organismo al cambio stagionale.

    Misure generali

    Per depurare l’organismo e ritrovare il benessere dopo le vacanze, può essere utile seguire alcune indicazioni.

    • Ridurre il più possibile il carico tossico. Per fare alcuni esempi: farmaci, fumo, eccesso di alcol e caffè, additivi alimentari, inquinanti ambientali. 
    • Alimentazione. Consumare piatti leggeri e nutrienti come insalate, legumi, verdure e frutta fresca. Evitare invece cibi ad alto contenuto di grassi saturi, come salumi, formaggi stagionati e cibi fritti, ma anche zuccheri raffinati e alimenti troppo speziati.
    • Cibi fermentati. Integrare yogurt, kefir, miso e verdure fermentate, ricchi di probiotici, per migliorare la salute intestinale.
    • Alcol e bevande zuccherate. Ridurre o sospendere alcolici e bevande zuccherate.
    • Idratazione. Bere almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno.
    • Integratori alimentari. Nella dieta può essere utile introdurre integratori naturali per compensare le mancanze dell’alimentazione e favorire un più rapido ritorno all’equilibrio dell’organismo.
    • Attività fisica. Praticare attività motoria regolarmente, come una passeggiata di 30 minuti al giorno.
    • Luce del sole. Esporsi alla luce solare, possibilmente un quarto d’ora al giorno.
    • Gestione dello Stress: Praticare yoga, meditazione o tecniche di rilassamento per ridurre lo stress.

        Depurazione nel cambio stagionale

        Le cure disintossicanti, dette anche depurative o cure di drenaggio, hanno lo scopo di eliminare le scorie e le tossine che si accumulano nel nostro organismo, soprattutto in conseguenza dell’inquinamento alimentare, atmosferico e da farmaci.

        Il drenaggio viene attuato stimolando, in maniera blanda e prolungata ma efficace, gli organi di eliminazione (cute, polmoni, fegato, reni, intestino, matrice connettivale, vasi linfatici) che canalizzano verso l’esterno le sostanze da espellere e i liquidi in eccesso.

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        Cistite: Perché in estate è più frequente?

        Cistite: Perché in estate è più frequente?

        Durante l’estate, la cistite è un fenomeno più comune a causa delle condizioni climatiche favorevoli alla proliferazione batterica. Il caldo e l’umidità contribuiscono alla crescita dei batteri nelle vie urinarie, creando un ambiente propizio per le infezioni. Inoltre, durante i mesi più caldi, si tende a bere meno acqua, riducendo così la quantità di urina prodotta, che aiuta a sciacquare via i batteri. Questa diminuzione dell’idratazione aumenta la concentrazione di batteri dannosi nelle vie urinarie.

        Le cistiti sono infezioni delle vie urinarie (IVU) molto frequenti e fastidiose, caratterizzate da sintomi quali bruciore, dolore durante la minzione, senso di peso al basso ventre e necessità frequente di urinare. Ulteriori segni possono includere urina torbida, cambiamento di odore o colore delle urine e, talvolta, la presenza di sangue (ematuria).

        Un sintomo comune è il senso di dolenzia continua nella parte bassa dell’addome. La diagnosi di infezione delle vie urinarie viene confermata dall’urocoltura quando sono presenti più di 100.000 batteri per millilitro di urina.

        Infezioni urinarie nella donna

        Le infezioni urinarie colpiscono circa 150 milioni di persone nel mondo ogni anno, con un’incidenza maggiore durante la stagione estiva, soprattutto tra le donne. La cistite è considerata ricorrente quando si manifestano almeno due episodi in sei mesi o tre o più episodi in un anno.

        Il principale agente patogeno delle cistiti è l’Escherichia coli, un batterio intestinale che può risalire fino alla vescica, aderendo alle pareti e formando colonie protette da una pellicola nota come biofilm batterico. Questo meccanismo rende i batteri resistenti sia alle difese immunitarie sia ai trattamenti antibiotici.

        Le alte temperature e l’umidità estiva facilitano la proliferazione di batteri, specialmente quando la sudorazione e la perdita di liquidi non vengono compensati da un’adeguata idratazione. Questo scenario porta a una riduzione della frequenza della minzione, favorendo l’accumulo di batteri.

        Le donne sono particolarmente predisposte alle infezioni urinarie, con un’incidenza circa 50 volte superiore rispetto agli uomini. Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui la conformazione anatomica (uretra più corta), l’uso più frequente di assorbenti interni, soprattutto in estate, e le variazioni ormonali. In particolare, le donne in menopausa, con bassi livelli di estrogeni, presentano vie urinarie meno protette.

        Misure generali

        Per prevenire le infezioni urinarie ricorrenti, è consigliabile adottare alcune misure preventive:

        • Idratazione: Bere almeno 2 litri d’acqua al giorno per facilitare la produzione di urina e la rimozione dei batteri.
        • Alimentazione: Seguire una dieta ricca di fibre per prevenire la stitichezza, che può aumentare il rischio di infezioni urinarie.
        • Igiene Intima: Dopo l’evacuazione intestinale, le donne dovrebbero pulirsi dall’avanti all’indietro per evitare la contaminazione dell’area genitale con batteri intestinali.
        • Flora Intestinale: Mantenere l’equilibrio della flora intestinale mediante l’uso di fermenti lattici, prevenendo così disbiosi intestinali che possono alterare l’ecologia del colon.
        • Abbigliamento: Evitare capi che possono causare macerazione nella zona genitale, come collants, pantaloni stretti e tamponi interni.
        • Minzione Frequente: Urinare frequentemente e non trattenere l’urina, oltre a urinare dopo i rapporti sessuali, per aiutare a eliminare eventuali batteri.

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        Sole e pelle, un equilibrio delicato

        Sole e pelle, un equilibrio delicato

        Una panoramica su benefici e rischi dell’esposizione alla luce solare

        Il sole è un alleato insostituibile per il benessere, ma un’esposizione eccessiva ai suoi raggi lo trasforma in un pericolo.

        È grazie all’esposizione al sole, che il nostro corpo sintetizza naturalmente la maggior parte (fino al 90%) della vitamina D di cui ha bisogno per regolare i livelli di calcio e fosfato e contribuire alla mineralizzazione delle ossa. Inoltre, i raggi solari sulla pelle e negli occhi stimolano la produzione di serotonina e endorfine, sostanze divenute ormai celebri anche nel pubblico dei non specialisti per il loro ruolo nel sollevare e sostenere il tono dell’umore. Nel nostro organismo, il sole contribuisce anche ai processi di regolazione dei ritmi circadiani e alla produzione di melatonina.

        Tuttavia, bisogna considerare anche i potenziali effetti negativi delle radiazioni solari: non solo quelli immediati, come irritazioni e ustioni, ma anche quelli che emergono col tempo e si cronicizzano, come il fotoinvecchiamento e l’incremento del rischio di sviluppare tumori cutanei come il carcinoma basocellulare, il carcinoma a cellule squamose e il melanoma. I raggi UVB hanno infatti un effetto mutageno diretto sul DNA: in altre parole, i danni subiti entrano a far parte del patrimonio genetico delle cellule e permangono nel tempo.

        È necessario dunque usare cautela nell’esporsi al sole, soprattutto nelle ore centrali del giorno in estate. Utilissimi alla prevenzione sono i filtri solari – per esempio creme, latte e oli – che limitano la penetrazione delle radiazioni ultraviolette nella pelle.

        Ecco alcuni consigli pratici su come ricorrere alla fotoprotezione:

        • scegliere il filtro solare sulla base delle caratteristiche del proprio fototipo, tenendo a mente che il fattore di protezione indicato sulle confezioni dei prodotti in commercio si riferisce a test di laboratorio e va ridotto di circa il 30%. In altre parole, in condizioni normali una protezione 50 equivale a una 35;
        • proteggere con particolare attenzione la pelle dei bambini, più delicata e sensibile rispetto a quella degli adulti;
        • applicare la fotoprotezione mezz’ora prima di ogni esposizione al sole;
        • considerare che il sudore diluisce la concentrazione delle sostanze protettive e può essere opportuno ripetere l’applicazione del filtro anche più spesso del previsto.

        Fonti
        van der Rhee, H., de Vries, E., Coomans, C., van de Velde, P., & Coebergh, J. W. (2016). Sunlight: For better or for worse? A review of positive and negative effects of sun exposure. Cancer Res Front, 2, 156-83. doi: 10.17980/2016.156

        Holick, M.F. (2020). Sunlight, UV Radiation, Vitamin D, and Skin Cancer: How Much Sunlight Do We Need?. In: Reichrath, J. (eds) Sunlight, Vitamin D and Skin Cancer. Advances in Experimental Medicine and Biology, vol 1268. Springer, Cham. doi.org/10.1007/978-3-030-46227-7_2

        Sole sicuro. Specchiasol, sito web.

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        Medicina di precisione e test del microbiota

        Medicina di precisione e test del microbiota

        Uno strumento innovativo che può aprire nuovi orizzonti

        La medicina di precisione è un approccio innovativo alla cura e alla prevenzione delle malattie che punta a calibrare i trattamenti sulle caratteristiche del singolo paziente. In una certa misura, adeguare le terapie al singolo caso è sempre stato necessario – ma la quantità di dati che oggi siamo in grado di raccogliere ed elaborare amplia di molto le possibilità di progettare interventi su misura.

        Elemento chiave della medicina di precisione è il ricorso alla genomica e alle tecnologie di sequenziamento del DNA.

        Introduzione al test Wellmicro del microbiota intestinale

        È appunto sul sequenziamento massivo del DNA microbico intestinale che si basa il test del microbiota messo a disposizione da Wellmicro, azienda di Named Group. Andrea Castagnetti, General Manager di Wellmicro, ha sottolineato l’utilità del test proprio nell’ottica della medicina di precisione: “Il test del microbiota intestinale rappresenta uno strumento utile ai professionisti per migliorare il percorso diagnostico-terapeutico, che sempre più tende a focalizzarsi sulle caratteristiche individuo-specifiche della persona”.

        “Il Gut Test di Wellmicro ricostruisce la composizione microbica del campione avvalendosi di innovativi strumenti bioinformatici come database proprietari per l’assegnazione tassonomica e pipeline brevettate per l’interpretazione funzionale”.

        “In altri termini”, ha aggiunto Castagnetti, “partendo da un’affidabile profilazione tassonomica del microbiota se ne traduce la composizione nel possibile pattern metabolico risultante. Questo permette la valutazione di quali aspetti dello stato di salute dell’ospite possano essere impattati dal microbiota fornendo nuove informazioni fondamentali per una anamnesi il più possibile completa del paziente”.

        Wellmicro punta a restare all’avanguardia nel proprio settore: “Abbiamo intenzione di generare uno dei più importanti database di metagenomica a livello internazionale per avventurarci nelle nuove frontiere del microbioma, come dark matter [specie microbiche completamente sconosciute prima dell’avvento della metagenomica] e i batteriofagi”.

        Scarica Il microbiota intestinale e il suo linguaggio, il Dizionario del Microbiota di Wellmicro

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        Dieta e salute: cosa sono gli alimenti fermentati?

        Dieta e salute: cosa sono gli alimenti fermentati?

        Una panoramica sugli alimenti “lavorati” dai microrganismi

        Gli alimenti fermentati sono alimenti che hanno subito una trasformazione operata da microrganismi come lieviti e batteri 1. Molti alimenti che mangiamo o beviamo quotidianamente sono fermentati: per esempio il pane, la birra, lo yogurt e i formaggi. Esistono poi alimenti fermentati meno comuni, in parte provenienti da tradizioni culinarie diverse dalla nostra, che oggi riscuotono molto successo e interesse dal punto di vista scientifico come il kefir, il kombucha e le verdure fermentate.

        Proprio queste ultime sono al centro della ricerca e della produzione di LIFe, azienda italiana pioniera nella produzione di verdure biologiche fermentate spontaneamente, recente acquisizione di Named Group.

        Una storia di fermentazioni

        Gli alimenti fermentati fanno parte della dieta umana da circa 10.000 anni. Tra le prime prove dell’applicazione deliberata della fermentazione, vi sono vasi di ceramica trovati in Cina risalenti al 7000 a.C. e utilizzati per fermentare riso, miele e frutta 2. Mentre nell’antichità la funzione primaria della fermentazione ruotava attorno a maggiori sicurezza alimentare e durata di conservazione, più di recente gli alimenti fermentati sono stati associati anche a benefici per la salute.

        Uno dei primi sostenitori di questa ipotesi fu Élie Metchnikoff, interessato al potenziale del cibo nel favorire l’allungamento della vita. Nei suoi lavori, Metchnikoff attribuì la lunga vita dei contadini bulgari agli alimenti base del Paese all’epoca; in particolare al latte inacidito. Nei suoi esperimenti scoprì che le colture di batteri dell’acido lattico (LAB) nel cibo fermentato producevano “corpi disinfettanti” benefici per il loro ospite umano.

        I benefici per la salute

        Gli alimenti fermentati sono stati collegati positivamente alla salute umana a partire dai primi anni del 1900; i meccanismi successivamente postulati attraverso i quali questi alimenti possono apportare benefici alla salute includono uno o una combinazione di elementi, tra cui:

        • il valore nutrizionale diretto degli alimenti fermentati, compresi i composti bioattivi, prodotti come conseguenza del processo di fermentazione; 
        • la fornitura di nutrienti per promuovere la crescita dei microbi intestinali indigeni; 
        • la capacità dei microbi negli alimenti fermentati di sopravvivere al transito gastrico e di diventare una componente del microbioma intestinale o di inibire/competere con i membri esistenti del microbioma intestinale.

        Scarica il Dizionario del Microbiota di Wellmicro, “Il microbiota intestinale e il suo linguaggio”

        Di conseguenza, alcuni ricercatori hanno proposto di includere gli alimenti fermentati nelle Linee Guida dietetiche nazionali di tutto il mondo. Chilton e colleghi 3 sostengono che, in ragione del loro protratto ruolo come parte della dieta umana e dei loro benefici nutrizionali e terapeutici consolidati ed emergenti, determinati in parte dal loro stesso microbioma, meritano di essere presi in considerazione per un consumo regolare. Inoltre, i batteri probiotici – definiti come “microrganismi vivi che, se consumati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio alla salute dell’ospite” – possono far parte del microbiota degli alimenti fermentati 4.


        1 Fermented foods, Health and Gut Microbiome Natasha K. Leeuwentdall, Catherine Stanton, Paul o’ Toole, Tom p. Beresford; Nutrients 2022 Apr 6; 14(7): 1527.doi:10.3390/nu14071527

        2 McGovern, PE; Zhang, J.; Tang, J.; Zhang, Z.; Sala, GR; Moreau, RA; Núñez, A.; Butrym, DE; Richards, deputato; Wang, C.-S.; et al. Bevande fermentate della Cina pre e protostorica. Proc. Natl. Accade. Sci. Stati Uniti 2004 101, 17593-17598.

        3 Chilton, SN; Burton, JP; Reid, G. Inclusione di cibi fermentati nelle guide alimentari di tutto il mondo. Nutrienti 2015, 7, 390–404.

        4 Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Probiotici negli alimenti; proprietà salutistiche e nutrizionali e linee guida per la valutazione. Nel documento della FAO sugli alimenti e la nutrizione; FAO/OMS: Roma, Italia, 2006; P. 85

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        Conoscere il microbiota per conoscere sé stessi

        Conoscere il microbiota per conoscere sé stessi

        La Giornata Mondiale del Microbiota, un’occasione per fare il punto sullo stato della ricerca

        Il 27 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale del Microbioma, evento dedicato alla sensibilizzazione e alla diffusione della conoscenza sul microbioma umano. L’iniziativa è nata nel 2019 per impulso di APC Microbiome Ireland, istituto di ricerca presso l’irlandese University College Cork, e rappresenta un’occasione importante per i professionisti della salute, per il pubblico generale e per Named Group in particolare.

        Dal 2021, infatti, è entrata a far parte di Named Group l’azienda Wellmicro, pioniera nel campo dell’analisi genetica del microbiota umano, animale e ambientale. Fondata nel 2015 come spin-off dell’Università di Bologna, Wellmicro utilizza tecnologie avanzate di Next Generation Sequencing (NGS) per studiare la composizione del microbiota con una precisione e una completezza che fanno dell’azienda un importante punto di riferimento in Italia.

        Per il 2024, il tema scelto dalla Giornata Mondiale del Microbioma è Nutri i tuoi microbi. L’effetto della dieta sul tuo microbioma intestinale. Può sembrare scontata la considerazione per cui l’alimentazione ha conseguenze sulla composizione e sulla funzionalità del microbiota intestinale. Coi recenti progressi della ricerca, però, sono emerse l’ampiezza delle funzioni metaboliche, immunologiche e protettive del microbiota intestinale stesso e la sua importanza per lo stato di salute dell’individuo. Non è un caso se si parla di “asse intestino-cardiocircolatorio”, “asse intestino-fegato” e “asse intestino-cervello”: tutte espressioni nate per riassumere l’intensità dei rapporti che intercorrono tra questi organi, e l’interdipendenza del loro benessere. Gli esperti di Wellmicro hanno redatto il Dizionario del microbiota, un glossario che raccoglie le parole chiave per conoscere il microbiota intestinale e il suo linguaggio.

        Scarica Il microbiota intestinale e il suo linguaggio, il Dizionario del Microbiota di Wellmicro

        Una dieta bilanciata dunque può contribuire a mantenere l’equilibrio tra il microbiota intestinale e l’ospite, ma è possibile ragionare anche all’inverso: una maggiore comprensione del microbiota e una più profonda capacità di analizzarlo possono fornire indicazioni per una dieta mirata e consapevole. La condizione del microbiota intestinale dipende, per ciascuno, da fattori che comprendono tutto lo stile di vita come la dieta, l’uso di farmaci, l’attività sportiva, la qualità e quantità del sonno e altri fattori. A fronte di queste consapevolezze, medici e farmacisti sono chiamati a elaborare percorsi sempre più precisi in direzione del benessere.

        I test Wellmicro, accessibili a persone di tutte le età e condizioni di salute, hanno appunto l’obiettivo di fornire valutazioni precise della composizione microbica e del suo possibile impatto sulla salute dell’individuo utili alla pianificazione di interventi alimentari e integrativi personalizzati.

        L’approccio di Wellmicro si basa sullo Shotgun Sequencing, la tipologia più evoluta di metagenomica, che permette di sequenziare contemporaneamente tutti i genomi microbici presenti in un campione, fornendo una visione completa delle comunità batteriche, fungine, virali e parassitarie. Questa tecnologia è l’unica che permette di avere la fotografia completa di tutte le componenti del microbiota intestinale permettendo anche di identificare le relazioni complesse tra i diversi microrganismi.

        Anche dal punto di vista tecnologico, Wellmicro è all’avanguardia e ricorre alla piattaforma Illumina – NovaSeq 6000Dx, tra gli strumenti più potenti in termini di rapidità e accuratezza del processo di sequenziamento per l’analisi metagenomica.

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